Loving People Through Food
Dec 272020
 

Bentornati. Bentrovati. Se guardate l’ ultimo post, bè, sono passati anni.. il blog non è stato presente online ma lo siamo stati tutti, io e voi sui vari canali social nei quali abbiamo continuato ad interagire e se oggi Pici e Castagne fa il suo ritorno online è solo merito vostro.
Voi che in tutti questi anni non vi siete dimenticati, che avete continuato a cucinare le ricette che vi erano rimaste nel cuore, quelle che ogni anno e ad ogni occasione mi avete inviato perché ormai fanno parte della vostra tradizione, voi che mi avete chiesto consigli e ricette perché quelle che ricordavate non erano più online.
Ed io ho pensato, ho pensato, non sapete quante volte ho pensato in questi anni di tornare online e mettervi a disposizione tutte le ricette, i consigli, le foto che avete e che ho tanto amato. Ci siamo. Sono tutte qui, per voi e per me.
Perché se ricordate questo blog è nato proprio con l’ intenzione di costruire un ricettario facilmente consultabile di quelle che sono le mie ricette di famiglia e qualche sperimentazione.

Cosa ho fatto in questi anni? A parte stravolgere la mia vita famigliare, mi sono dedicata ad un’ altra passione che ho ereditato da mia nonna: il cucito sartoriale.
Ho aperto un piccolo shop, The Dancing Dot  ed ho cambiato il mio nickname su Instagram (ed ancora mi domando se sia stata una buona idea..per tutti quelli che mi conoscevano come Pici e Castagne non ritrovarmi più così ha sicuramente generato una gran confusione all’ inizio).
Al momento The Dancing Dot  resta l’ attività principale (ma conto di tornare qui di tanto in tanto), adoro cucire, creare abiti per donna e bambino e da poco ho lanciato un mio progetto:”Abito Componibile ”.
Scrivevo su Instagram  qualche giorno fa sotto ad una foto di canovacci natalizi cuciti per l’ occasione (insomma è sempre difficile lasciare definitivamente la passione per la cucina :))) ) che il tempo passa, le cose cambiano, le passioni si evolvono. Ed è stato così per me. Cucinare in una famiglia in cui c’ è chi non mangia che due o tre cose, chi non può mangiare, chi ama una cosa che è detestata dagli altri (le mezze misure sono il nostro forte) e via così, è diventata una sfida piuttosto impegnativa!

In più non posso prescindere da un’ evoluzione della mia persona, da una crescita, da un riadattamento a nuove situazioni che è ancora in atto e che non posso definire “una passeggiata”.
Tutto questo, unito ad una grande passione per la sartoria, ad un corso per modelliste, ad una nonna che nel DNA mi ha trasmesso questo è diventato The Dancing Dot .

In questi anni ho effettuato l’ accesso al dietro le quinte del blog ripetute volte, ad ogni domanda di parenti e amici su come fossero le dosi di quella salsa che faceva la nonna, ad ogni vostra curiosità su quale fosse l’ ingrediente che non ricordavate di una certa ricetta e così via. L’ ultimo quesito da un milione di dollari me lo ha posto mia mamma questo Natale, se nella mousse di tonno di mia zia Nilde i capperi fossero presenti o no. Lei ogni volta che me lo chiede (e me lo chiede ogni volta che la prepara, ovvero ad ogni occasione, ad ogni festività, perché è davvero il nostro cavallo di battaglia in famiglia.. al 100%) sostiene che non ci siano capperi nella ricetta, io sostengo di si. Ogni volta tocca chiamare mia zia e chiedere a lei che a questo punto al posto della ricetta mi aspetto ci dia un po’ di fosforo per rafforzare la memoria. Ma neanche a dirlo, ha ragione lei, i capperi NON ci vanno! Io faccio una gran confusione con un’ altra ricetta che preparava la mamma di un mio amico a base di tonno, capperi.. e magari ve la racconto la prossima volta così ho la scusa per tornare da queste parti : ) .
Basterebbe appuntarsi la ricetta da qualche parte, come ai vecchi tempi.. su un post it destinato ad ingiallirsi sulla cappa della cucina, su un foglio di carta da appendere al frigo, nelle note alla fine del libro di cucina che teniamo come una Bibbia.. oppure fare uno screenshot dei messaggi di whatsapp scambiati con mia zia (tuttavia, vogliamo parlare adesso del buco nero dove finiscono gli screenshot del telefono?!) ma sappiamo tutti che almeno nel mio caso sarei capace di perdere tutto il giorno dopo.
Così giusto due giorni fa ho deciso che la ricetta della mousse di tonno dovesse essere trascritta qui sul blog. QUI SUL BLOG. Quanto fa strano scriverlo, pensarlo, dirlo.
Ma eccoci qua.

E prima che qualcuno abbia da ridire sull’ uso improprio del termine MOUSSE che ho usato per la ricetta, sappiate che so perfettamente che non si può definire mousse perché la mousse è un’ altra cosa, ma in famiglia è sempre stata chiamata così e allora vi immaginate se mi mettessi a rinominare una ricetta che si chiama così da davvero troppo tempo? Finirei col non ritrovarla più neanche qui sul blog e allora sarebbe stato (quasi) tutto inutile.
Voglio infine farvi gli auguri anche se in ritardo per un sereno Natale in questo anno così surreale e augurarvi un anno nuovo che sia di respiro per tutti dopo un 2020 così surreale.
Se non avete idee per il menù di fine anno provare questa ricetta potrebbe davvero valere la pena!
Si prepara velocemente, si abbina a dei crostini di pane in cassetta, a classici cracker che abbiamo tutti in dispensa, a pane tostato di qualunque tipo .. insomma può davvero arricchire una serie di antipasti, accompagnare un aperitivo, salvarvi anche all’ ultimo minuto.
Ci vediamo presto : )

 

 

MOUSSE DI TONNO
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Tipo Ricetta: Conserve
Autore:
Servire: 2
Ingredienti
  • tonno sott' olio 360 g
  • maionese 360 g
  • cipolla piccola 1
  • ketchup 3 cucchiai
  • senape 2 cucchiai
Istruzioni
  1. Frullare tutti gli ingredienti con un frullatore ad immersione.
  2. Conservare in frigorifero fino al momento dell' utilizzo.
  3. Si conserva bene anche per 2-3 giorni.

 

Jun 102015
 

E’ arrivato il caldo e con lui la mia sana dose di insofferenza e paturnie di vario genere (io odio sudare, per dire..) che combatto come ogni estate a suon di litri di tè freddo, cubetti di ghiaccio, abiti leggeri.

Naturalmente l’ ozio, nella lista dei rimedi contro il caldo, merita un posto speciale. : )

Così come lo meritano le melanzane di mia mamma, di una semplicità incredibile proporzionale solo alla bontà, che si possono preparare in anticipo e che vi permetteranno di “oziare” per tutto il resto del tempo!

L’ unico sacrificio richiesto è stare lì sulla piastra a grigliare le fette di melanzana, ma io ne preparo ogni volta in gran quantità e poi le conservo nei barattoli in frigo.

Le servo spesso insieme agli antipasti, come contorno oppure ne aggiungo un paio nelle insalate di pasta e di riso.

Poi, come una cercatrice d’ oro vado a cercarle con la forchetta per tenermene un pezzettino da parte, che si sa, il meglio va per ultimo!

 

MELANZANE MARINATE
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Tipo Ricetta: VERDURE
Autore:
Ingredienti
  • melanzane
  • aceto
  • acqua
  • aglio
  • origano
  • sale
  • olio
Istruzioni
  1. Griglia le melanzane su una piastra rovente da ambo i lati e tienile da parte.
  2. In un pentolino prepara una soluzione fatta di metà acqua e metà aceto. Se utilizzi un aceto molto forte varia la proporzione: 1\3 aceto e 2\3 acqua.
  3. Aggiungi sale alla macinatura di acqua e aceto.
  4. Fai bollire il composto per qualche minuto in modo che si riduca leggermente.
  5. In un barattolo comincia a fare gli strati in questo modo: uno strato di melanzane, aglio a pezzi, origano, melanzane, aglio a pezzi, origano... fino ad esaurimento di tutte le melanzane.
  6. Versa dell' olio sulle melanzane.
  7. Versa il liquido di acqua e aceto nel barattolo.
  8. Chiudi il barattolo e capovolgilo su se stesso un paio di volte.
  9. Se dopo qualche minuto il liquido della marinatura fosse stato assorbito dalle melanzane, aggiungine dell' altro.
  10. Fai riposare le melanzane in frigo qualche ora o anche qualche giorno prima di consumarle.

 

Jun 042015
 

In questo ultimo mese passato in casa, sul divano, nella totale insofferenza possibile (no, la pazienza non è la mia virtù) ho trovato un po’ di sollievo nella compagnia delle anime pie che mi son venute a trovare e nei miei adorati libri.

Ne ho letti moltissimi, e per un’ accanita lettrice come me questo è stato uno degli aspetti migliori di questa convalescenza.

Ho pensato quindi che potesse essere un’ idea carina condividere con voi tutto questo in occasione dei primi week end al mare o delle pause pranzo al parco in cui un buon libro da leggere fa parte delle cose fondamentali da portare con sé.

Buon week end!

 

Il risveglio della signorina Prim:

“Se vuoi intraprendere questo viaggio apri bene gli occhi, respira profondamente e dimenticati della velocità del mondo. Stai per imboccare la strada che ti condurrà a Sant’Ireneo di Arnois, un universo dove le persone sono più buone e la vita è più bella, dove il frastuono e la frenesia non arrivano e dove finalmente avrai il tempo per godere a pieno delle piccole gioie quotidiane. Proprio a Sant’Ireneo approda la signorina Prim, una trentenne coltissima che sotto l’apparenza razionale e lo spirito indipendente nasconde le debolezze e le contraddizioni di un animo sensibile e passionale. Spinta dal desiderio di scappare dai ritmi dell’ufficio, dalle interminabili giornate tutte uguali, avvelenate da sorrisi sarcastici e occhiate malevole, dopo aver letto sul giornale l’annuncio di un posto di lavoro come bibliotecaria a casa di un “gentiluomo”, si è infatti convinta che l’occasione per cambiare passo sia finalmente arrivata. Quando però si presenta a casa del suo nuovo principale, una sorta di orgoglioso e affascinante Mr Darcy che con metodi assolutamente non convenzionali insegna ai bambini del paese, si rende conto di non essere preparata a fronteggiare una realtà così distante dalla sua tradizionalissima formazione. Le regole e le abitudini di questo paese, così come i suoi anticonformisti e arguti abitanti, aiuteranno la signorina Prim a ristabilire un contatto con la bellezza delle piccole cose e la accompagneranno lungo un cammino di crescita personale che la porterà molto più lontano quanto lei stessa avesse immaginato e le daranno la forza di aprirsi all’ amore..”

 

How to be parisian wherever you are (vers. inglese) – Come essere una parigina ovunque tu sia (vers. italiano):

“In tutto il mondo le domande che fioccano sulle parigine sono sempre le stesse, da sempre: “Ma da dove viene la loro nonchalance, quel modo di essere chic con l’aria di chi non ha fatto il minimo sforzo?”, “Come ottengono quello stile spettinato così originale?”, “Come riescono ad affascinare l’immaginario maschile pur pretendendo dagli uomini la parità dei sessi?” e molte altre simili, accomunate da stupore e un pizzico di invidia. Le risposte finalmente! – sono scritte nero su bianco in queste pagine da Anne Berest, Audrey Diwan, Caroline de Maigret e Sophie Mas, quattro amiche di lunga data che abitano a Parigi, hanno vite e caratteri molto diversi, ma sono unite da quel gusto tutto francese di trasformare la propria esistenza in un romanzo. Dalla loro diretta esperienza ecco un manuale che svela tutti i segreti per essere una parigina in qualunque momento e in qualunque città: dall’abbigliamento che deve essere presente nell’armadio a come ci si sbronza con classe, come e cosa è elegante mangiare e cosa no, come conquistare un uomo e, all’occorrenza, come abbandonarlo al suo destino, e tanto altro ancora sempre secondo gli eleganti codici non scritti dell’essenza parigina. Questo libro ha anche il merito di smontare alcuni fastidiosi luoghi comuni. Per esempio, non è affatto vero che le parigine hanno il gene della magrezza nel Dna. Così come non è affatto vero che sia sempre facile avere a che fare con loro.”

 

La verità, vi spiego sulla’ amore:

“Aprire questo libro è un’esperienza sorprendente, capace di portare allegria nella più grigia delle giornate. Proprio come entrare in casa di Dora, la protagonista. Nel suo appartamento torinese potrete incontrare: i suoi due bambini, piccoli saggi e buffissimi; il loro tato Simone, magari sul balcone intento a fumare (meglio non chiedersi che cosa); Sara, la migliore-amica-senz di Dora, stavolta alle prese con la decisione più difficile; il massimo del disordine che una donna nata alle nostre latitudini possa sopportare; un paio di nonni molto diversi da quelli delle pubblicità; un quadro con un pappagallo zampe all’aria, in grado di infondere pace a chi lo guarda; un sacco di ricord felici sospesi nell’aria, diversi angoli dove ristagna la malinconia per tutto ciò che invece non è stato o non sarà, e grandi finestre per lasciar entrare il sole. Zitti, se fate attenzione sentirete bussare alla porta! È un giovane vicino di casa, decisamente sexy a dirla tutta, ed è qui per Dora. Ma eccola che arriva, Dora, è appena sveglia e già sa che dovrà correre, e correre, sempre in ritardo su tutto, da vera”madre Gazzella”: due bambini, un lavoro, un mutuo e una separazione con cui fare i conti. La storia di questa giovane donna coraggiosa, anticonformista e piena di vita, e di tutto il mondo che la circonda, fa riflettere proprio perché prende forma in scene esilaranti o tenere, sempre profondamente sincere.”

 

Momenti di trascurabile infelicità:

“Dopo “Momenti di trascurabile felicità”, Francesco Piccolo torna a raccontare l’allegria degli istanti di cui è fatta la vita, ma questa volta prova a prenderli dalla parte sbagliata. Setacciando le giornate fino a scoprire come ogni contrattempo, anche il più seccante, nasconda qualcosa di impagabile: una scintilla folgorante di divertimento e di vitalità. Che si tratti di condividere l’ombrello con qualcuno, strappandoselo di mano per gentilezza fino a ritrovarsi entrambi bagnati fradici. O di ammettere che non ci ricordiamo più niente di quello che abbiamo imparato a scuola, che le recite dei bambini sono una noia mortale, e che non amiamo i nostri figli nello stesso modo, semplicemente perché sono diversi. Per non parlare dell’obbligo morale di farsi la doccia appena si arriva ospiti da un amico, che se ne abbia voglia o meno – in fondo soltanto per rassicurare l’altro sul fatto che ci si lava. Oppure delle persone troppo cortesi che ti tengono aperto il portone, costringendoti ad affrettare il passo. Ciascuno sperimenta ogni giorno mille forme trascurabili (e non irrilevanti) di infelicità. Ma sorge il dubbio che sia “come i bastoncini dello shangai: se tirassi via la cosa che meno mi piace della persona che amo, se ne verrebbe via anche quella che mi piace di più”.”